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Gay & Bisex

L’ISTRUZIONE EROTICA - Parte seconda


di Foro_Romano
08.05.2019    |    8.765    |    6 9.1
"“E se fosse stato così e ti avessi detto che mi era piaciuto farmi scopare, come avresti reagito?”..."
La sera stessa, come tutte le sere, ormai, Alfredo e Bruno si contattarono in chat. Avevano molto da dirsi riguardo le rispettive impressioni su quanto avevano fatto nel pomeriggio. Il giovane Alfredo aveva perso la verginità ed il maturo Bruno era veramente felice di esserne stato l’artefice. Sperava però anche di averlo fatto senza creare traumi al ragazzo.
“Allora, Alfredo, come ti senti?”.
“Molto molto bene. Ti sono grato per come hai gestito la cosa. Avevo tanta paura”.
“Lo so, lo so. Adesso sei più tranquillo?”.
“Oh si. Sei stato stupendo”.
“Ti ho fatto tanto male?”.
“Beh, all’inizio, quando mi hai rotto il buco ed hai iniziato ad entrare, ho sentito dolore, ma sapevo che avrei dovuto affrontarlo. Così ho cercato di non pensarci e di sentire solo il piacere. Sei stato molto delicato”.
“Ma poi ho cominciato ha scoparti forte”.
“Si ma ormai provavo solo piacere e sai che essere scopato così era il mio sogno. Grazie, sei stato fantastico”.
“Ti assicuro che è il piacere è stato tutto mio”, e risero. “Ma ti fa male ancora?”.
“No, male no, solo un po’ di fastidio, mi prude un po’ma mi fa ricordare quello che abbiamo fatto. Mmmmm”.
“I tuoi si sono accorti di qualcosa?”.
“No. Avevo difficoltà a stare seduto a tavola, ma non se ne sono accorti. Però mia madre ha sottolineato che mi vedeva più allegro del solito ma non mi ha chiesto il motivo”.
“Forse ha capito qualcosa. Le donne hanno un sesto senso per queste cose. E tuo padre?”.
“Quando mia madre lo ha fatto notare, anche lui è stato d’accordo, ma il discorso è finito lì”.
“Se fossi stato tuo padre forse avrei cercato di saperne di più, magari parlandotene in privato, lontano da tua madre”.
“E se fosse stato così e ti avessi detto che mi era piaciuto farmi scopare, come avresti reagito?”.
“Boh, non so”.
“Beh, mio padre mi avrebbe riempito di botte. Non credo che accetterebbe facilmente di avere l’unico suo figlio recchione”.
“Non puoi dirlo. Forse, proprio perché sei l’unico figlio, alla fine lo farebbe”.
“Si, come no! Credo che a voi ‘etero’ vi piace scoparvi il ricchioncello ma averlo come figlio mai”.
“Forse non tutti sono così. Non generalizzare”.
“Parli così perché i tuoi figli sono felicemente sposati e non ti hanno mai detto una cosa del genere”.
“Che fai? Ti arrabbi con me per come va il mondo? Non vuoi più vedermi, adesso che ho portato a termine il mio compito di sverginatore?”.
“Nooo, scusa, non ce l’ho con te e voglio vederti ancora, non vedo l’ora. Voglio farlo ancora, ancora, ancora ed ancora”.
“Scrofetta che non sei altro”.
“E tu sei il mio maialone. Hihihi. Vorrei avere sempre il tuo cazzone dentro che mi tromba a ripetizione. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto”.
“Volentieri ma devi capire che alla mia età bisogna aspettare un po’ prima che mi riprenda da una sborrata”.
“Ci penserò io con la mia bocca a fartelo tornare duro”.
“Cazzo, al solo pensiero mi si sta agitando nelle mutande”.
“Fammi vedere ancora come sborri”.
“No, no, cucciolo. Voglio resistere e caricarmi bene per quando ci rivedremo. Quando pensi di poter tornare?”.
“Vorrei, ma non posso venire tutti i giorni. Meglio aspettare un po’ di tempo, accidenti”.
“Allora, la prossima volta faccio venire anche Romolo?”.
“Non lo so. Non credo di essere ancora pronto per un incontro a tre. Sei tu quello che mi piace e non vorrei nessun altro”.
“A questo non credo. Ti ho già detto che tu sei fondamentalmente una troia e non puoi giudicare se un uomo ti piace o no. Tu adori il cazzo, un vero grosso cazzo che ti sfonda, la minchia che ti spana il buco del culo, ed in quel momento non riesci a pensare come è fatto il maschio che ti sta montando. Tu godi solo con un cazzo in culo che ti fotte e ti riempie”.
“Già, credo che hai proprio ragione. Però… non sono ancora convinto di passare a farlo anche con Romolo”.
“Proprio non ti piace?”.
“No, questo no. Anche lui mi piace, certo non quanto te. Però è l’idea di farlo a tre che mi mette paura”.
“Paura di che? Vedrai che invece ti piacerà moltissimo. Pensa che avrai due cazzi a disposizione e, quando uno si deve riposare, ci sarà l’altro a scoparti e non sentirai mai la mancanza di cazzo”.
“Diavolo tentatore! Sai come convincermi, ma ancora non lo sono”.

Le sere seguenti parlarono di tutto, come al solito, ed anche del successivo incontro. Saltarono solo una sera, quando Bruno ebbe una cena di famiglia per la festa di compleanno di uno dei figli. Alfredo ne sentì molto la mancanza ed il pensiero della famiglia dell’uomo gli dette da pensare. Lui era molto più giovane, anche più dei figli. Era normale che volesse avere una storia con lui? Eppure rappresentava proprio il suo maschio ideale. Gli era piaciuto tantissimo farsi scopare da lui. Al solo ricordo, il suo pistolino gli si induriva. Forse aveva ragione. Forse era proprio una troia nata.
Alla fine, ben presto si decise ad accettare l’incontro a tre, ma voleva stare prima solo con Bruno e poi avrebbe fatto partecipare anche l’amico. Ma solo così, per provare. Si misero d’accordo per un pomeriggio presto. Alfredo portò un’altra scusa in famiglia e disse che sarebbe tornato per cena.
Si fece una doccia accurata. Si vestì rapidamente. Si diresse più veloce che poteva verso casa dell’uomo. Aveva il cuore in gola, non per la fatica, ma per le emozioni che provava. Sarebbe stato di nuovo con quello che considerava il suo uomo. Si sarebbe dato anche ad un altro. Gli sarebbe piaciuto o no?
Quando Bruno gli aprì la porta rimase imbambolato e tutti i dubbi scomparvero dalla sua mente. L’uomo si era fatto la doccia da poco e indossava solo un accappatoio di un bianco accecante, che faceva risaltare la pelle olivastra e la grande quantità di pelo che lo ricopriva. Specialmente lungo tutte le gambe, toniche e muscolose.
“Che fai? Non vuoi entrare?”.
“Ah, si, certo”. Appena dentro, quello splendido esemplare di maschio lo abbracciò forte ma non da fargli male. Con la forza che aveva, lo avrebbe potuto pure stritolare. Si chinò sulla sua bocca per un tenero bacio che presto si trasformò in un eccitante disfida di lingue, dove quella dell’uomo aveva sempre la meglio. Alfredo quasi gli svenne tra le braccia.
“Vuoi qualcosa da bere?”. Che stava dicendo? Come se non sapesse che cosa voleva. Lo sguardo disse tutto. “Ho capito, troietta, andiamo in camera da letto” e lo spinse in avanti con la mano sul culetto che di lì a poco avrebbe fatto suo.
Il giovane rimase immobile davanti al letto, solo rispondeva ai continui, dolci bacetti sulle labbra che l’uomo gli dava mentre lo denudava completamente. Lo strinse a sé con affetto. Si sentiva avvolto nel morbido pelo e protetto dalle forti braccia dell’uomo. Alla fine, anche lui si tolse l’accappatoio ed Alfredo si trovò davanti quella montagna di maschio pieno di muscoli e pelo, quello stesso che lo aveva sverginato. Cadde seduto al bordo del letto e si trovò davanti la mazza già piuttosto dura. Se ne impossessò con tutte e due le mani, anche perché una non bastava per afferrarla tutta. Come un pesce voglioso di essere catturato, abboccò a quell’amo saporito. Aprì il più possibile la bocca per avvolgerci dentro la grossa cappella e si sforzò di affondare il rigido tronco nodoso il più possibile, fino ad ingozzarsi.
“Ahhh, piccolo, siii, cosiii, bravooo” e gli posò una mano sulla testa per dargli il ritmo. Ben presto la situazione si fece sempre più calda, con la minchia che si ingrossava ancora di più dentro quella grotta umida che aveva sempre più difficoltà a contenerla.
Le mani divennero due e tennero ferma la testa, mentre l’uomo, preso dalle sensazioni, cominciò a fottergli la gola, soffocandolo ad ogni affondo. Il ragazzino gemeva e la saliva fluiva densa colando fuori ad imbrattargli il mento così come i peli pubici e lo scroto dell’uomo. Finché questo non si rese conto di essersi lasciato trasportare troppo e glielo sfilò dalla bocca, viscido e gocciolante. Il visino del giovane era rosso ed inebetito.
“Scusa, scusa, scusa, piccolo” e si chinò a baciarlo. Il ragazzo fece qualche colpo di tosse per liberarsi la gola da tutto quel liquido salivoso.
“Sai che puoi farmi quello che vuoi. Sono tuo. Puoi usarmi… no, anzi, devi usarmi pensando solo al tuo piacere”.
“Già, è così che ti piace zoccoletta mia. Allora adesso mettiti sul letto di schiena. Ti fotto alla missionaria, così posso vederti in faccia mentre godi a farti rompere il culo, troia che non sei altro”. L’ordine fu eseguito immediatamente. Il maschio gli tirò su le gambe e le appoggiò al suo torace. Le mani ad afferrare i due piccoli glutei. I pollici ad allargare lo spacco tra loro e mettere in mostra la splendida rosellina che già pulsava in attesa di quello che sapeva sarebbe successo.
Invece no, almeno non subito. Bruno lo sorprese affondando la faccia proprio lì. La lingua protesa e scattante ad inumidire il buchino, ad entrarvi dentro fin che poteva. La barba gli graffiava la pelle più intima ma non la sentiva. Tutta l’attenzione era su quella lingua che gli stava facendo perdere la cognizione di sé stesso. Ora era finalmente solo un oggetto di piacere per quello splendido maschio che, dai grugniti che produceva, sentiva essere sempre più eccitato. Quella fellazio si prolungava troppo. Non ce la faceva più. Stava per godere così, senza un cazzo in culo, solo una lingua invadente. Osò esprimere il suo desiderio.
“Scopami, scopami, ti prego. Mettimelo dentro. Non resisto, non resisto…” e non resistette. Il suo pistolino schizzò tutto sulla sua pancia, senza essere minimamente sfiorato. Il suo corpicino vibrava tutto dal piacere e, proprio in quel momento, proprio quando era distratto da quelle sensazioni sublimi, l’uomo si sollevò. Con gli occhi appannati dalla goduria, poté vedere per un attimo l’enorme minchia rossa al massimo dell’erezione.
Fu solo un attimo perché, con un solo colpo, gli si piantò dentro, scassandogli le budella. Il ragazzo si inarcò gettando la testa all’indietro, la bocca aperta per un urlo che gli rimase in gola, gli occhi fuori dalle orbite. Il grosso animale che gli era sopra, che gli era dentro, cominciò a fotterlo con metodo, senza sosta. Si poteva sentire la grossa sacca delle palle che gli rimbalzava addosso.
“E’ così che vuoi essere chiavata, vero, lurida cagna? Dimmi, è così?”.
“Si, si, siii, pa…dro…neeeAaaahhh… Siii”.
“Uuuhhh, che buco morbidooo. Ti sto scopando come volevi… come voglio iooo”.
Furono lunghi minuti di dura chiavata. Il ragazzino si sentiva squarciato, sfondato. Si sentiva completamente femmina. L’uomo si abbassò a succhiargli e mordergli i capezzolini, poi lo costrinse ad un bacio profondo che gli spezzò il respiro. Aveva bisogno di aria. Quando le labbra si allontanarono di nuovo, legate da un filo di densa saliva, fece un sospiro profondo e sborrò ancora, ed a lungo, andando ad imbrattare anche i peli che ricoprivano il torace della bestia che lo stava violando.
Appena ebbe finito, fu la volta del maschio a venire, con una serie di urla trattenute. Tanto, tanto succo di maschio, tutto dentro il suo ventre, le sue budella, il suo corpo. Non finiva più di sparare bordate di sperma. Le sentiva dentro di sé, così come sentiva le contrazioni del membro e delle palle premute contro di lui.
Quando tutto finì, come la volta precedente, l’uomo gli si sdraiò accanto, riprendendo fiato con profondi sospiri e lui gli leccò le ascelle sudate. Quanto gli piaceva il sapore di quelle ascelle! Faceva il pieno di quei feromoni di cui sentiva il bisogno. Dopo qualche minuto fu Bruno a rompere il silenzio.
“Adesso preparati perché sta per arrivare Romolo. A quest’ora ha appena chiuso l’officina ed ha detto che veniva prima di andare a casa”.
“Oddio, è vero, me ne ero dimenticato. Ma… io… non so…”.
“E’ tardi per avere dubbi, e poi glielo hai promesso e voglio che le promesse le mantieni. Poi lo sai che, se non ti piace, non hai che da dirlo, ma non credo che non ti piacerà. Sai cosa penso di te…”. In quel mentre, suonarono alla porta. “Eccolo”.
Bruno si alzò per andare ad aprire, completamente nudo e col cazzo gocciolante. Che fisico! Il ragazzo ricominciò a provare i desideri più lussuriosi e perversi. I due entrarono in camera e Romolo rimase incantato a vedere quel piccolo e giovane corpo disteso tra le lenzuola evidentemente sfatte da un recente amplesso.
“Cazzo, Alfredo, quanto sei bono!”. Il cazzo risentì della lussuria di quella immagine e gli si intostò dentro i pantaloni. “Adesso è qui zio Romolo a soddisfarti il culetto. Non ti preoccupare che te lo ridurrò a brandelli. Sbrighiamoci, non ho molto tempo”. Si spogliò rapidamente, lasciando i diversi capi dove capitava sul pavimento. In un attimo fu completamente nudo ed in completa erezione. Il suo cazzo non era da meno di quello di Bruno. Anche lui era peloso ma il pelo era riccio e ricopriva il torace per poi scendere in un filo continuo fino ad unirsi a quello ispido del pube. Ricopriva abbondantemente anche le gambe. I baffi alla mongola gli davano un’aria feroce.
I due salirono sul letto. Lo misero alla pecorina. Bruno con la schiena appoggiata alla testiera, le gambe aperte, gli attributi oscenamente protesi verso la testa del ragazzo. L’altro gli si posizionò dietro, sollevandogli il bacino per avere a portata di sguardo il buco ormai rotto.
“Ma guarda guarda. Che bella fighetta pelosa. Accidenti Bruno, devi averci dato dentro parecchio. Guarda come è largo e come sbrodola sborra. Sarà più facile fotterti, puttanella”. Alfredo si stava eccitando ancora di più sentendo quelle parole e si lasciava andare alle voglie dei due uomini. Anche Bruno mostrava evidenti segni di ripresa. Il suo cazzo, barzotto e viscido di umori, scattava davanti al musino del ragazzo.
“Dai, puliscilo con la linguahhh… Bravo, hai capito subito. Lecca, lecca. Leccami tutto: cazzo e palle. Leccami come un gatto fa col latte”. Il giovane obbediva volentieri, inebriato dai sapori e dagli odori virili che lo avvolgevano. Una mano sulla testa lo accompagnava nell’impresa.
Intanto, dietro, l’altro gli sputò due o tre volte sul buco e, in un attimo, gli fu dentro fino alla radice. Alfredino non poteva urlare perché aveva la bocca occupata dal membro del suo sverginatore, tenuta ben ferma, ma si sentì un forte mugolio. Romolo prese a fotterlo selvaggiamente senza ritegno, con maggior forza di quella che aveva usato l’amico. Ad ogni affondo sembrava che andasse sempre più giù, sfondandolo fino allo stomaco. Bruno, pur eccitato da quella scena, da quel grosso randello che affondava con violenza dentro il suo ragazzo, ne era anche preoccupato.
“Romolo, fai più piano, così lo sfondi!”.
“Si, è proprio quello che voglio fare, tanto a questa puttana è così che gli piace. E’ vero, zoccola? Dillo”. Al ragazzo fu permesso di sfilarsi la mazza dalla gola un attimo per poter rispondere, confuso tra il dolore ed il piacere.
“Si, siii, forza, sfondami… sfondatemiii… E’ vero, mi piaceee… sono troia, troiaaa…” e venne zittito dalla minchia che gli tappò di nuovo la bocca. Questa volta erano due le mani sulla testa che gli davano il ritmo, sempre più veloce, a fare da contrappunto ai secchi colpi che gli venivano inferti nel culo.
“Adesso, amore, ti farò assaggiare la mia sborra e dovrai ingoiarla tutta, proprio tutta. Mi dirai se ti piace. Capito?”. Il ragazzo annuì come poté. Seguirono lunghi minuti dove, con le porcate e le offese lanciate dai due maschi, si sentivano gli schiocchi dei colpi inferti e lo sciacquio prodotto dalla gola e dalle viscere del ragazzo.
Arrivò il momento che Bruno non resistette più. Posizionò la sola grossa cappella nella bocca della puttanella e si lasciò andare ad un’altra colossale sborrata che quella ingiottì senza pensarci due volte, bordata dopo bordata. Tutto questo mentre dietro continuava ad essere fottuto senza tregua da quell’animale infoiato. Quando ebbe ingoiato tutto, il cazzo gli venne sfilato dalla bocca e fu agguantato dall’uomo che, segandolo un po’, fece uscire un’altra colata di buon succo di maschio.
“Non è ancora finito. Succhialo tutto, fino all’ultimo” e la cappella fu imboccata di nuovo e slinguata, facendolo tremare tutto. Gli tirò su la testa prendendolo per i capelli. “Allora, ti piace il sapore, cucciolo mio?”
“E’ buonissi…mooo. Ahhh, mi sta sventrandooohhh”.
“Si, cucciolo di troia! Così si devono sfondare le troie. L’ha bevuta tutta?”, chiese Romolo, continuando a fottere duramente.
“Si tutta. Non se n’è persa neppure una goccia”.
“Adesso ti riempio anche io, mignottella. Prendi… prendi… prendiii…” e una marea di sborra andò a mescolarsi a quella dell’amico riempiendolo fino all’inverosimile. Inutile dire che il ragazzo, durante quel trattamento, era venuto altre due volte senza accorgersene. Subito quell’enorme tappo gli fu tolto rapidamente dal culo, rivoltandogli le budella.
“Aaahhh” ed un fiume di sperma colò fuori facendo mostra di che razza di troia era diventata.
“Uuuhhh, che visione! Purtroppo adesso devo andare. Un’altra volta avremo più tempo per… approfondire di più” e si fece una risata. “Comunque il ragazzo è pronto per una bella orgetta tutta per lui. Dobbiamo organizzargliela”. Si ripulì alla bell’e meglio il cazzo, si rivestì e con un “Alla prossima”, andò via.
Bruno avvicinò a sé il ragazzo col braccio, teneramente, e quello poggiò la testa sulla spalla dell’uomo.
“Romolo è piuttosto grezzo. Ti ha fatto molto male?”.
“Si, ma mi è piaciuto”, rispose il ragazzo timidamente, avendo quasi paura per quello che stava ammettendo.
“Piccolo maialino! Vedi? Questo conferma ancora di più la tua natura di troia. Ha ragione Romolo. Sei già pronto per un’orgetta”.
“Tanti uomini che vogliono scoparmi?”
“Esatto”.
“Ma come si svolge?”
“Lo vedrai. Non ti preoccupare, ci sarò anche io e ti proteggerò, se ce ne sarà bisogno”.
“Perché? Pensi che mi vogliano fare molto male?”
“Non credo che vogliano, ma bisogna evitare che si facciano prendere la mano dall’eccitazione”.
“Grazie Bruno, tu sai sempre come tranquillizzarmi. Lo sai che io amo solo te”.
“Adesso non esagerare tu. Non parlare di amore. Sai che mi sei molto caro ma, anche se sono divorziato, ho pur sempre una famiglia a cui rendere conto: una ex e due figli grandi…”.
“E non vuoi che si sappia che passi il tempo a sverginare poveri fanciulli innocenti ed indifesi come me”.
“Bravo, vedo che mi hai capito, innocente ed indifesa puttanella”.
Risero, si abbracciarono forte e si baciarono con trasporto.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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